sabato 29 giugno 2013

cinquantadue

Rita non è bella e non spicca per qualche ragione, tranne per un tatuaggio che ha sul fondo schiena. Di solito rimane seria, sopra un volto che non sopporta il serio ma l'allegrezza, e nei pensieri attenti ti sorride. Come sorriderebbe a chiunque l'amasse per un po'. E appagandoti nei movimenti, si avvicina. Tranquilla e ilare, poi diviene silenzio nella pazienza. Che dimostra nel soddisfarti. Sempre attraverso l'esperienza. E' onesta e non va oltre. Ha il senso della misura e la misura la pretende, poiché vive in una punta la propria castità in un corpo marcio dall'usura. Sa difendersi da chi è più giovane e più attraente. Il lavoro è sacro e sacro chi glielo porta. Non lascia ricordi e li porta via con sé, sgravandoti dall'idea del peccato. Sorride con una cicca in bocca, ti lascia senza vederti.     

cinquant'uno

Sophia si trasforma sempre, di volta in volta, pur mantenendo il corpo di una bellezza olimpica. Nuda è uno schianto di misure dentro la perfezione dell'inizio. Pare sciocca, ma non lo è.  Forse è solo priva della consapevolezza ultima, che ci fa muovere e ci indica il senso di noi e pare che sia così come chiunque possa intuire, quando le guardi il viso la bocca e la lingua, che ne dà riscontro a volte con frasi brevi, non sempre chiare con il bisogno di incollarle tra loro per comprenderle, ma è solo un'impressione. Oppure la consapevolezza ultima, l'ha rimossa per breve tempo nell'intento di mantenerla candida, la usa poco. In realtà altre volte dà l'impressione che non sia necessario essere in certe circostanze, piuttosto è importante la dimensione chiara non farraginosa, a tal punto da non sentir l'inquietudine. Sorride nell'ingenuità della vita di chiunque, per poi adombrarsi, considera l'inferno come necessario e inevitabile. Ama i fiori, le rose soprattutto, e le gentilezze. E' molto amica con Sonia. Soddisfa sempre, se non soddisfa non è colpa sua. Ha tutti gli attributi per certificare nella mente di chiunque che nel suo corpo olimpico vi è il desiderio eterno del mondo maschile, oltre la morte dell'amore. L'orgasmo. 

venerdì 28 giugno 2013

cinquanta

Sonia è giovane. E leggermente intricata, nel dimostrarti quel che vuol esser simpatia professionale. Diffida a pelle, e negli occhi si allerta per le minime cose, o tace. Costruisce l'identikit attraverso parole di rito, gesti soliti e insoliti, ma veri, simula convenienza e simpatia con regolarità e fiducia. Pretende l'univocità, di essere l'oggetto del desiderio, per garantirsi la frequenza. Non impiega o coinvolge nessun sentimento, piuttosto, artisticamente cerca linguaggi confidenziali con naturale e doveroso distacco per garantirsi il futuro. Non sempre soddisfa, ma non è colpa sua. Ha un bellissimo corpo. E' dolce e amorevole. Simula, ma non sempre. Ama le attenzioni da non fare a qualcun'altra in sua presenza. Ha un senso di possessione, che va oltre la professione e non raggiunge né l'amore né nulla, ma solo la fisicità. Alla fine è completamente disinteressata e guarda altrove.

quarantanove

Monique è precisa nel passo nell'andatura corretta professionale, come un uomo di primo mattino nel pensare all'obbiettivo della giornata. Nonostante ciò è imperfetta, e pare non frequenti il senso, nella motilità del proprio volto, per poi. Emergere con lo stesso senso, attraverso gli occhi coadiuvati dall'intuizione di una macchina sofisticata, che non ha l'alfabeto per pronunciarsi, e nemmeno la voce per divulgare ciò che ha inteso. Tutto ciò che si stiva nei meandri della propria essenza l'aiuta nel guardarsi camminare, la gestualità tenue irrompe nel  ritmo che condivide. Può comprendere, che sarà compresa accettata come persona. Se lo auspica o non lo ottiene in brevissimi istanti. Impiega tutta la sua abilità per soddisfare. E ci riesce. Nel volere è potere.      

quarantotto

Jenny promette di più di quello che è, e possa dare. Sulle prime. Ma se le dai fiducia in seconda battuta, si scioglie. E in quel suo sciogliersi ti rigenera la mente e il cuore, ricuce le fenditure che vi erano dopo averla individuata e valutata. Lievemente nel pensiero, senza che nulla accada, tranne poche parole, scivoli riconvertito all'idea primigenia avuta in lontananza al buio. E ' mansueta, furba, se trova spazio predatoria per disperazione. Ha dei tratti intelligenti. Pensa che l'amore possa esistere, quando nota che qualcuno lo potrebbe provare,  poiché lo riconosce attraverso i tratti del volto o nel colore degli occhi; che la natura ha disegnato e consegna alla durezza della fisicità e momenti vestiti di oscurità. Pare amare l'idea dell'amore standone lontano, occupata com'è a morire nell'indifferenza. Tende a conservare e a ricordare. Può soddisfare. Ma anche no. E non è colpa sua.     

quarantasette

Jennifer è determinata a tal punto da rasentare l'eccesso che non supera; ricorda la maleducazione non essendo maleducata; nemmeno rozza. Rimane al confine tra disponibilità ed educazione ottenute con piglio offensivo. La pazienza non è il suo forte, sebbene non dia segni d'impazienza. Ha un incipit frettoloso, sorride disponibilissima di primo acchito, mantiene promesse anche di secondo acchito, aggiunge un sur plus di concessione se intuisce che nelle dinamiche vi è da parte sua una non comprensione tale da essere ripresa; e comprende dal mondo della tacita esperienza, correggendosi in quel suo non aver agito a dovere, dal principio. Ha molte probabilità di soddisfare: non ha ritegno nel concedersi.     

domenica 23 giugno 2013

quarantasei

Eccolo all'unisono a frantumi sotto di sé nulla vede o sente dei propri pensieri. Uno sciabordio e l'equilibrio lo percepisce franato oltre la superstizione oltre lo scibile. Lo sgomento nella pupilla del prossimo lo atterrisce. La normalità da ripristinare con l'aiuto dell'astratto. Qualcosa si è mosso chiede aiuto e tempo. Per continuare nella normalità così detestata e ora necessaria.  

quarantacinque

Mondo: nota possente, molecola intonata nuda rovesciata, nell'occhio di un paesaggio astrale; aura di ossigeno, ossigeno placenta; innevate fronti e bocche di terra palpitanti, iridi marini e cuori verticali incandescenti; arde respirando il sangue sul proprio asse di decubito fiorisce vita e vita, e vita ancora.

quarantaquattro

In questa festività, dove le foglie degli alberi in coro esaudiscono le volontà del vento, come cornice di una normalità che mi si sviluppa innanzi, che mi gira attorno nel suo vorticare aureo e banale, che non mi fa concentrare né mi conquista in quel tubare continuo del piccione, nella calma di una vettura che transita, nel telefono all'orecchio di un uomo che seduto parla, nel sole che tra le nubi si fa largo largo, si distende si ritrae riporta con se il calore e lascia tutti in ombra, nel cane che non la smette di abbaiare, nel papà col figlio sul seggiolino posto sul manubrio della bicicletta, la madre dentro il vestito leggero floreale che segue e pedala, la finestra aperta sulla strada a luce spenta, nel ragazzo che camminando sul marciapiede supera l'anziano col bastone si ferma e siede sulla panchina: di tutto questo che me ne faccio ? Se non descriverlo nella possibilità che ciò che non conta, che non abbia valore attivo, possa comunque annoverarsi come patrimonio umano !?       

quarantatre

Sento sempre meno la spensieratezza. Queste sere colme di calura, mi relego nell'angolo a passeggio: chiunque ama chiunque. Separato son tranquillo; eppure dovrei essere turbato dal mio insuccesso di cui sono responsabile. Non voglio ciò che voglio: donna d'amore in parole e corpi che si solcano.   

quarantadue

In questi giorni pomeridiani, ricorderò quell'anziano dai capelli bianchi e il volto acceso dalla calura trafficare lentamente con la pompa della benzina indirizzarla nel serbatoio della propria utilitaria;  allo stesso distributore il ragazzo di fianco ad un'altra pompa la maneggiava dopo essersi tolto il casco, la inserisce sotto il sedile nel serbatoio; la ragazza passa in bicicletta pedala in strada contro un refolo di vento vigoroso, trattiene la gonna che si sollevava e nell'avanzare mostra le sue grazie nelle mutande bianche col pizzo; quell'altra donna vigila sul marciapiede il traffico modesto delle vetture sulla strada, la attraversa sulle strisce pedonali e stringe in mano la sporta gonfia come una mammella anziana; dalla cucina osservo lo spaccato pomeridiano. M'indirizzo al frigorifero, apro, individuo un grappolo di pomodori ramati con la brina e nel prenderne alcuni mi domando <<...con questo sole ...ma dove va, tutta questa gente ?...>>     

sabato 22 giugno 2013

quarantuno

Non riesco ad alzarmi, oppure non ho volontà. Il caldo mi fa indietreggiare dai miei propositi tra i quali non vi è, quello di stare qui disteso. E inerte, sul letto ad ascoltare la pala che creando vortici di aria dal soffitto e a spirale propagandoli ovunque verso il basso in camera, mi rinfresca le membra facendomi socchiudere e aprire meravigliosamente gli occhi, intorpidendo i sensi. Preparandoli al dormire specialmente all'inizio, di ogni pensiero propositivo dove sia necessario un piccolo sforzo per ordinare ogni idea o riordinarla con energia necessaria per poterla pensare e incanalare nel verso giusto, ma il girare della pala. Mi distrae piacevolmente facendomi fiorire in questo vortice di fresco una miriade di infiorescenze oniriche tanto che, chiudo gli occhi e a tutto il resto. Ci penserò dopo.  

quaranta

La scrittura ha una relazione stretta con la vita per via della capacità di renderla definitiva nel sancirla sacra, e renderla tridimensionale nella mente. Per propagarsi nella realtà. La vita vale, non di per sé, assolutamente. Ma nella successione di senso, che riesce a perseguire attraverso la scrittura, in modo assoluto.  

trentanove

Moriremo pieni di idee o pensieri vivi e dinamici. Nella loro ottusità, freschezza, innovazione oppure povertà, nella miseria, mai nel regno della consunzione. Ripetitivi, mai deperibili. La carne viceversa non ci sosterrà, orfani. Rimarremo pensiero. Esile, immemore, sfilacciato contiene la morte solo nel concetto. La rende presente dando vita al significato opposto che esprime. La morte non è esperienza, ma pensiero che ci contraddice nel principio di non contraddizione : essendo, non essendo.   

trentotto

nelle vicende umane si raggiunge l'obbiettivo con la verità; con la falsità la si mantiene. Viceversa è più raro.

giovedì 20 giugno 2013

trentasette

Si distingue la pioggia che non c'è nel suo non essere. Dentro l'afa gli sguardi paralizzati soffocano la gioia ovunque. E sarebbe la benvenuta se discendesse sulle teste, corresse sulle schiene tra i capelli a rivoli sgocciolasse lacrime baci, l'odore di amanti. Bagnerebbe gli abiti a ciascuno copiosa scivolante sulle membra sin nelle radici intime di ogni cosa che incontrasse. La via del cielo a terra, giungesse a noi su ogni misero cencio di sartoria che indossiamo in quel suo legarci proficuamente. Le persone si coprirebbero con la giacca il capo e col giornale, aprirebbero l'ombrello, e via via si affretterebbero correndo a ripararsi dall'acqua. Senza la necessità di pregare un futuro migliore.        

martedì 18 giugno 2013

trentasei

Le esequie del futuro, in lacrime di felicità, sul crinale del pianto. 

trentacinque

Entro ed esco dalla mia vita, se voglio descriverla, su questa escursione debbo trovare l'equilibrio.

trentaquattro

Animati dalla complicità, è probabile che si trovi la passione. Animati dalla passione, non è detto che si trovi la complicità.  

sabato 15 giugno 2013

trentadue

Privo, e in assenza di. E se mi fossi anche scartato gli occhi avvoltolati a festa e intinto la penna come un dardo nel veleno, i sentimenti che mi corrodono li avrei trovati giovani e immaturi. Così mi accade, di camminare di roccia in roccia e nessun frutto tra le dita e il sangue rappreso, tagli da barba per lo più, escoriazioni, potresti dire di essere ferito ?  

trentuno

Che il nulla viva al centro senz'inizio né misure ed esista inspiegabilmente mi sconcerta. Facendomi sospettare, come sia categoria mentale la mia, che m'induce razionalmente, non coincidenti il nulla e l'essere; dimostra in me come vi sia uno scarto di percezione errata, e allora sospetto: il rumore forse ? I sensi non m'interrogano con pertinenza ? Nel dubbio raggiungo il silenzio con l'atavica saggezza sla quale tra i pensieri in risposte intime sul nulla: mi suggerisce, come Dio per vocazione sia creatore di entrambi. 

venerdì 14 giugno 2013

trenta


 - Poesia -

Mi ritaglio lo spazio in spirito e materia contraddetti dall'innocenza dell'esordio; destabilizzo il tempo su cui cammino mentre crepita il futuro ignoto; a lapilli d'estro gli astri e l'infanzia a farne parte.

ventinove

la corteccia divelta dal fulmine annulla l'ira del cuore. M'illumina di soavità che ti appartengono.

mercoledì 12 giugno 2013

ventotto

Il ruolo di chi nella profonda fede, si rivela ateo in quell'oltrepassare il male, escogita il bene.  

domenica 9 giugno 2013

ventisette

All'approssimarsi della morte, la vita mi offre l'immortalità, che mi sguscia per la mente e mi canzona per natura.   

ventisei

Sto qui, nell'illusione di esistere per qualcuno che non c'è, che non mi vede, non essendo. Ma non so che farmene nemmeno per chi c'è, se per costui esisto, come entità vaga e numerosa, confondibile al tutto e al nulla. E nel non parlare, mi esprimo su ciò che penso, non avendone memoria per il mio divagare negli angoli del senso ultimo; così per ultimo, sancisco al profondo me: la vita non è altro che un'illusione in rapporto ad altri; confina e non esiste per nessuno, nella sostanza di un sentimento che morendo vive, nella realtà di un'apparenza.

venerdì 7 giugno 2013

venticinque

Conoscevo una ragazza, quando la incontravo mi sorrideva. E il dramma nel mio cuore si scioglieva, permettendole di dirmi <<...con quelli come te, ho sempre delle storie complicate...>>. 

ventiquattro

che noia le persone di buonumore. Mi fa tristezza il buonumore se vedo il sentimento giusto: e poiché giusto di chi s'impermalisce: persone dall'espressione comune sulla forma intellettuale di che tempo fa.

giovedì 6 giugno 2013

ventitre

vorrei definire bene e chiaramente questo concetto che raramente ho tra le vie della mia mente che ha il potere di unire pensiero e corpo in una messa a fuoco reale, mi fa esclamare <<...non ho niente da dire...vado a letto...>>.  Invece mi metto a giocare a ramino col computer; la testa stanca non vede le giocate che devo fare lasciandomi in una pietà razionale dove tutto mi sfugge commuovo da vecchio e rimbambito quale sono: al chè davvero vado a letto .

mercoledì 5 giugno 2013

ventidue

...quando si sposa la leggerezza del vivere, sapere che vi è il senso di quel vivere, crea timore...

ventuno

...per molti uomini le proprie mogli hanno un ché di sacro, come le vacche indiane...  

venti

a volte le offese di un diverbio sono proferite dall'inconscio; le stesse offese se venissero proferite a chi offende sarebbero breccia; faremmo alleanza con costui di essere ciò che va dicendo a noi.  

diciannove

la fantasia è trappola divina. Dov'è Dio: esiste. Dove non è l'assunto aureo recita: la fantasia non è per chi non ha fede. 

diciotto

chi pensa che l'uomo sia onnipotente, non ha fantasia sufficiente, per immaginare un Dio onnipotente.

diciassette

in un mondo strutturato dalle falsità, dire la semplice verità è rivoluzionario. 

sedici

una frase sensata per via che risulti insensata è necessario ripeterla, due volte. Una frase insensata per via che risulti sensata, necessario ripeterla due volte. Dov'è la differenza dell'una rispetto all'altra ? La differenza non sta nella veridicità della frase, ma nel grado di convincimento di chi la pronuncia.  

lunedì 3 giugno 2013

quindici

rinnegare la vita su cui sto. Col freno tirato rotto di volontà, e la responsabilità per questo stato in cui non so vedere altro. Stanco delle giornate che non vedo; mia sconfitta appesa al corpo che si gonfia nelle mani di stanchezze. La mente morbida farraginosa mi si dispiega, a malapena e tratta ciò che sente essere il solito cruccio di vita; va abituandosi e perde gli anni su cui brucio tutto ciò che so fine cammino falò che pettina il fumo all'insù;  torcia che sfrigola per la pace dell'anima mia.