martedì 11 luglio 2017

cinquecentosei


 - La partita -

La tizia chiacchiera col tizio, guardano il video sull'I.Phone. Corpo da pallavolista ricorda Marlene Dietrich, il viso sofferente come un'attrice Francese.  L'ho notata altre volte. Siede, parla al telefono, aspetta qualcuno, col bicchiere in mano. Il tizio robusto con cui chiacchiera attende il momento propizio. Se ne vanno dopo un po', lei nell'avviarsi ha un incedere sensuale. Il cinese col pitt bull al guinzaglio la incrocia. Lei osserva, gli fa una smorfia. Con questo via vai che passa non riesco a vedere la partita. Con lo sgabello sul marciapiede, la guardo per televisione attraverso la porta del bar. A pochi metri, lo stadio in cui si gioca. Due autoblindo Iveco dei carabinieri sono parcheggiati; griglie in ferro su vetri e fari. Un carabiniere in assetto anti-sommossa, manganello nella cintura si avvicina per vedere l'azione della partita. Ritorna nel gruppo di commilitoni tra le transenne. La barista piccola dalle gambe ben tornite dal viso acuto, rassetta ovunque fa pulizia si allontana. Il tizio con la t-shirt nera il cappello da baseball in testa con l'elefante stampato in bianco con qualcosa di esotico / hippy la segue col bicchiere di birra in mano, le dice qualcosa serio, il frammento forse di un discorso amoroso di minuti precedenti; il tizio in questione pare più uno che ci provi piuttosto che uno spasiamante con le credenziali, lei gli risponde tranquilla laconica senza smettere di pulire: la sigaretta tra le labbra. Il tizio spazientito si guarda attorno, con passi laterali riacciuffa qualche parola nella mente, qualche idea,  riparte dopo qualche minuto, apre la portavetro del bar la segue sino al bancone. Marlene Dietrich aiuta il tizio, spinge la moto per la retromarcia, si mette il caso, sale in moto. Guardo la partita. L'ubriaco putrido straorza arriva a spron battuto. Bordeggia, infila la porta del bar: non perfettamente, dà una bottarella al vetro. Si riprende, spinge la porta, troppo. Strambata col rischio di tuffarsi, si sostiene con un colpo d'anca, si ripiglia, scala la marcia in seconda, dà gas alle gambe, si riposiziona in verticale con nonchalance riparte deciso. Non riusciamo a vedere dove si parcheggia: una sedia, se si regge a banco, se finisce a terra. Il tipo che mi è di fianco bofonchia, ride.          

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