mercoledì 12 luglio 2017

cinquecentotredici



 Metaponto

Le strade rabberciate con chiazze di bitume, larghe crepe, numerose depressioni, l'oasi del parco archeologico un momento salvifico: soccorre. Curvo, il cartello indica il santuario Apollo di Licio. Il parco archeologico. Nella completa solitudine, passeggiamo tra le rovine il sole a picco. La plateia, l'ekklesiasterion, il tempio di Hera, di Dioniso, Atena, Apollo, Artemis, il sacello d'Apollo Aristeas, Santuario orientale, tombe romane, l'agorà, tempio Ionico, l'architrave, fregi decorati. Non mi và di chiudermi in museo per continuare la visita, mi metto alla ricerca delle tavole palatine. Non ho idea di cosa possano essere, non ho un opuscolo, non ho una guida, seguo le indicazioni in tangenziale. Cartelli sbiaditi più sbiaditi della parola sbiaditi non aiutano; dubbioso supero il sotto ponte pieno d'immondizzia, di fronte alla struttura, sul muro lo stentoreo Antiquarium Metaponto. Nessuno in biglietteria, dietro la palazzina una cancellata, un giardino con alberi, panche, tavoli, giochi per bambini, siepi, oleandri; svetta quello che rimane d'un affascinante tempio Greco. L'entrata principale serrata, l'entrata laterale aperta. C'incamminiamo, riconosco il regista in visita con l'attrice, indossa il Borsalino ecrù, non parla una parola di Italiano, con loro una donna dal volto intelligente. Ammirano osservano, leggono traducono gli accenni storici del luogo, se ne vanno. 

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